“To dodge the bullet”

In inglese si dice “to dodge the bullet”, letteralmente “schivare il proiettile”, quando si riesce ad evitare una situazione di pericolo o di qualunque tipo di difficoltà o fastidio. Ed è così che io mi sento tutti i giorni della mia vita da qualche anno a questa parte, e sono sicura che in questo modo si sentono anche tante altre persone. Stare lì, con l’occhio critico prima di fidarsi di una notizia, col dito veloce e pronto a cambiare prima di ascoltare una canzone italiana di merda come ce ne sono tante (troppe) in questo periodo, a mutare la televisione o a spegnerla nel caso di programmi spazzatura, quali reality-show, finti talent-show, cuochi, tate e (ahimè) telegiornali. Sempre all’erta, chè non è detto che ciò che è messo lì per far ridere, faccia ridere veramente, e ciò che è messo lì per piangere, molto probabilmente fa solo indignare. Sempre attenta a non dare credito a personaggi popolari notoriamente maschilisti e/o misogini, boicottandoli in toto, ma comunque trovarseli in ogni piattaforma che parlano convinti di ciò che dicono, lasciando che povere animelle gli vadano dietro e rendano religione le immondizie che gli escono dalla bocca; che poi è la stessa cosa che succede se parla quello ancora convito dei 35 € agli immigrati o della sacralità della famiglia. Sempre con gli occhi sbarrati ché i documentari sull’ambiente in realtà ci girano attorno al vero motivo della scarsità dell’acqua, e quindi stai là, a pensare a quelle povere persone il cui terreno mentale era vuoto prima di guardare il programma e si lascieranno piantare in testa quell’idea, mentre per fortuna il tuo era già occupato, con l’idea giusta ormai cresciuta, forte e rigogliosa. E poi piccole cose: il sindaco Raggi, l’allevamento bio, l’AIDS non è mai esistito, il libro di Briga, Morgan che lascia Xfactor “perchè troppo commerciale” e te lo ritrovi ad Amici, i fattoni che ascoltano Caparezza, gli islamici sono tutti terroristi, le paludi bonificate e i treni in orario, la prostituzione legalizzata, Adinolfi e Donald Trump.
Insomma, c’è meno arte, meno verità, meno rispetto, man mano che si sale verso la superficie, e a chi vuole queste cose non resta che rimanere sott’acqua.